matteite

CAROLYN HONECHILD COLEMAN

10-30 ottobre 2007 – Williansburg- Brooklyn- New York (U.S) 

Come al solito ho mille immagini nella testa che potrebbero egregiamente descrivere questa prima parte della registrazione del disco della mia amica Carolina. Inizierei dall’ospedale di Udine, quello con il divieto d’uso di cellulari, con la Matteite con due portatili in rete che riceve in diretta da Brooklyn files con chitarre scordate e deliri vocali registrati al volo in bagno dalla sorella Coleman. Io sono pronto a drizzarli e condirli nella calma della notte ospedaliera, con bassi, battere, suoni e suonetti rubati ai vicini di letto… Il successivo mese a casetta a registrare batterie, ricercando dopo dieci anni, senza grandi risultati, una nuova rieducazione ispiratrice al magico trombino! Poi c’è l’immagine dell’arrivo in studio a Ferrara, con l’infinito svuotamento dei files nel computer di Manu o Max Stirner (non si sa ancora che super eroe sarà questo giro!), realizzando che il tempo non è dalla nostra parte e che, al posto di percuotere l’Hollywood del Natural, è meglio che incominci a preparare le borse con la Zizza e Manu, cercando di impacchettare un intero studio di registrazione. L’immagine successiva è il geniale stupore negli occhi dell’Ale e il profumo l’odore del “Fusarillo” nel retro del taxi del portoricano che ci sta portando da JFK dritti dritti nel cuore di Brooklyn. Seguono giorni per svuotare il nido Coleman e trasformarlo in recording-studio, trovare una sistemazione mai sfruttata a casa dei giapponesi Maria ed Haiato, assistere a tutti gli incredibili e discutibili concerti degli Apollo Heights per la settimana del CMJ, rincontrare finalmente i the Gang. E poi tutto d’un fiato schivare per un pelo Kelly, conoscere una volta per tutti Monk, smonarsi della polacca al secondo appuntamento, combattere alcune ipoglicemie per le prime colazioni newyorkesi, con due dollari e mezzo del solito panino mega gigante dall’ispanico al corner sotto casa a base di ham, swiss maionese caliente e soda compresa. Con l’equilibrio collettivo dentro e fuori ai nostri corpicini incominciamo a lavorare ogni giorno di più e a prendere un piacevole e rilassante ritmo, cercando di acchiappare in due- tre ore a sera più voci e chitarre possibili della sorella e passare il resto della giornata a costruirci batterie attorno, bassi, chitarre, piani, registrare un sacco di special guests, emozionandoci alla vista delle riprese della Zizza che, alla fine di queste tre settimane, sembra intenzionata a portare a casa pure un video clip. Il disco prende forma, certi ritornelli incominciano ad incastrarsi modello jingle nelle nostre testoline, come i nomi di ospiti del calibro di Mad Professor o Robin Guthrie che danno sicurezza e importanza alla direzione lavori. Il vichingo, buon amico e sposino novello Thomas, è a New York, perché la sua fanciulla in “cintola” sta prendendo un master in medicina; inevitabilmente è perennemente con noi e si prende la responsabilità di occuparsi delle foto di questo disco ma, anche di cambiare al volo la location di uno shoot al primo giorno di riprese, facendo stupidamente camminare tutta la squadra sotto la pioggia al buio in un posticino non tanto sicuro vicino al ponte di Brooklyn… Ogni tanto la sfortuna ci segue fedele, come quando ci rubano l’I –Pod di Manu sull’autobus oppure quando i nostri bagagli arrivano in ritardo di un giorno particolarmente compromessi.La maggior parte del tempo però non posso fare a meno di pensare a quanto sia piacevole lavorare con Manu, la Zizza e Honeychild, cenare con loro attorno alla tavola (mai usata prima) nel tinello, bersi una birra alla Church in Williansburg, mentre un sacco di gente balla e canta la musica del reverendo, scortata dai magici assoli di sax e trombone degli splendidi Dave e Paula… Ci si vede al mixaggio animali, e la prossima volta scattano i ragnetti sulle spalle di tutti e cinque…