matteite

Audiopaint (+ Nada + Silent Disco)

Alcatraz – Milano

Ogni volta che Giulio m’invita a suonare i tamburi a una performance degli Audiopaint, mi sale un’emozione speciale, indescrivibile; la causa principale di questo stato emotivo è ovviamente dovuta al fatto che il concerto sia totalmente libero, improvvisato e senza metronomo. L’unica forma di copione o scaletta sono le cinque tavole che il mio virtuoso collega disegna sul suo pannello sonoro, accompagnando ogni pennellata con un suono, scelto calpestando la sua magica pedaliera, impregnata di colore rosso. Ovviamente la sera prima faccio le 5 del mattino a festeggiare in giro per Udine, dunque quando alle otto e mezza del mattino, Giulio tira la campana di casa Dainese, sono collegato con un altro pianeta. Il viaggio è molto piacevole e, dato che per il momento, c’incontriamo esclusivamente durante questi rari concerti, posso tranquillamente ammettere che la nostra amicizia si stia costruendo piano piano durante questi esclusivi, sporadici e solitari viaggi in furgone. Verso le due del pomeriggio Giulio parcheggia il mezzo fuori dall’Alcatraz e mi presenta immediatamente Marco, già responsabile della serata. Son molto stanco, fra cali di zucchero e un’inevitabile e prevedibile agitazione, monto i miei tamburi, il pannello con Giulio, e ascolto il soundcheck degli amici A Toys Orchestra e Nada sul palco. Rimando i saluti, distratto anche dall’atteggiamento (forse un attimo bizzarro) del batterista di un’altra band, al quale per “contratto” dovrei prestare il mio strumento. Al contrario tutto lo staff, i fonici, i buttafuori e i facchini sono assolutamente molto alla mano, concretamente molto incuriositi dal pannello sonoro di Giulio e dall’esito dello show. Poco prima delle diciassette, salutati gli amici campani, rimando la cena a dopo il concerto e schizzo con Giulio a collassare due orette scarse in albergo, a soli venticinque minuti a piedi dal locale. Al momento della performance Giulio è in piena forma, indossa la sua tipica armatura di energia positiva, è un ingrediente speciale che ad ogni nostro show mi travolge e concentra, come fosse sempre la prima volta. Il locale immenso è colmo di gente, bambini affascinati da giocolieri di strada, stand di cibo, ma al primo colpo di batteria e noise estremo, tutto il pubblico si avvicina o gira automaticamente verso il palco. Anche se mi si stacca il battente del pedale e sono pieno di piccoli crampi ovunque, il concerto funziona preciso perché Giulio è un vero animale da palcoscenico, e qualcuno del pubblico gli stringe pure la mano, completamente ricoperta di vernice rossa. In camerino arrivano Nina, Xabier, gli A Toys, un attimo delusi, perché scopro di aver detto a tutti di venire alle 21.30 invece che alle 21.00. I catering dei vari camerini sono già mezzi prosciugati, per fortuna ho le glicemie in tilt, dunque evito le bibite e cerco di rilassarmi per una buona oretta, ascoltando i vari discorsi molto divertenti di tutti gli addetti video della serata e organizzatori vari. Quando vedo passare uno dei membri della band alla quale ho prestato la mia batteria, corro verso il palco per smontarla e di conseguenza liberarlo per Nada. Per fortuna se ne sono già occupati i facchini del locale; trovo il mio strumento in un’area protetta, dove incrocio il batterista al quale l’ho gentilmente prestato… così gli domando formalmente: “dunque com’è andata?”. La risposta, sommata ad un atteggiamento inverosimilmente presuntuoso, è da oscar: “Sei tu quello che me lo deve dire…”. Un buttafuori incuriosito assiste, ride e mi guarda come dire: “dunque non lo mandi a quel paese?”. Rimango in silenzio, dico solo: “prego” e poi mi volto stanco, constatando che forse neppure sui palchi al liceo mi è mai successo un teatrino di questo calibro. Carichiamo il furgone, passiamo svariate e piacevoli ore in camerino con tutto il team, senza neppure alzare troppo il gomito, perché i frigo sono definitivamente vuoti. Dopo ore che parlo con dei ragazzi molto simpatici, scopro che non sono del team video, ma sono i Silent Disco, quelli che per buona fetta della serata hanno suonato dentro ad un cubo con delle cuffie illuminate, circondati da un pubblico silenzioso perché armato delle stesse cuffie. Il concerto e l’energia di Nada e degli A Toys sia sul palco che in camerino è decisamente speciale, come il fatto che Marco responsabile abbia un gemello identico, il quale metto a fuoco solo a fine serata, quando per la prima volta incontro entrambi seduti nello stesso spogliatoio! Grazie Giulio.